domenica 6 marzo 2011

Il vino "buono e naturale"

Mi sono casualmente imbattuto in un sito che non conoscevo e soprattutto in una realtà che forse abbiamo tutti (tranne il nostro beneamato vignaiolo) sottovalutato: quali sono i requisiti per fare un vino buono, naturale e ben strutturato mediante una produzione enologica votata all'integrità ed all'etica del risultato. Il sito è http://www.ilvinobuono.com/ ed è una fonte ricca di informazioni anche per i non addetti ai lavori. Perdete 5 minuti di tempo per dare un'occhiata ai video che qui allego.

domenica 12 dicembre 2010

Cari Amici,
grazie per la vostra amicizia. La nomina a presidente è un obbligo che prima o poi tocca a ognuno di noi.
Vi mando il mio programma annuale che poi è un programma di vita!

Ogni citazione è un programma.


A me piace il vino, qualunque vino. Non lo rifiuto mai. Quanto allo champagne, chi non sa che è il miglior tonico che esista? Non posso farne a meno. (Rosamond Lehmann)
Ahimè, grida, più a lungo vive il vino che un omuncolo. È bene che noi badiamo a titillarci la gola, ché la vita si spiega tutta nel vino. (Petronio Arbitro)
Appresta il vino i cuori e alla passione li fa più pronti: sfumano i pensieri; nel molto vino ogni penar si stempra. (Publio Ovidio Nasone)
Caro il mio grano! Quando il mio tesoro, mando al mulino, se ne va, sì, questo; ma quello nasce sotto il mio lavoro. […] Tua carne è il pane – Ma tuo sangue, il vino – Che sa l'odore di pan fresco! – E che cantare fa, cantar di tino! – (Giovanni Pascoli)
Dio aveva fatto soltanto l'acqua, ma l'uomo ha fatto il vino! (Victor Hugo)
Folle, mai placherà il vino della coppa le tue brame; io temo, il giorno spunta, e nel giorno di resurrezione, peccato sarà non la mia baldoria, ma il tuo digiuno. (Gerhard Schweizer)
Il bronzo è lo specchio del volto, il vino quello della mente. (Eschilo)
Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino industriale (Luigi Veronelli)
Il vino è il canto della terra verso il cielo. (Luigi Veronelli)
Il vino e l'uomo mi fanno pensare a due lottatori tra loro amici, che si combattono senza tregua, e continuamente rifanno la pace. Il vinto abbraccia sempre il vincitore. (Charles Baudelaire)
Il vino è un essere vivente. E amo immaginare l'anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c'era un bel sole, se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. E se è un vino d'annata, penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continua a evolversi. Che se apro una bottiglia oggi avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l'aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita. Ed è in costante evoluzione e acquista complessità, finché non raggiunge l'apice. […] E poi comincia il suo lento, inesorabile declino. (Sideways - In viaggio con Jack)
Il vino è una specie di riso interiore che per un istante rende bello il volto dei nostri pensieri. (Henri de Régnier)
Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo. (Ernest Hemingway)
Il vino mi ama e mi seduce solo fino al punto in cui il suo e il mio spirito si intrattengono in amichevole conversazione. (Hermann Hesse)
Il vino, specialmente in Italia, è la poesia della terra. (Mario Soldati)
– [Lescaut alle guardie] La taverna vicina Ha un buon vinetto – a prezzo buon. Vo ad aspettar – una cugina E poi dei vostri – ancora son!– Noi ci contiam. (Manon di Massenet)
L'acqua divide gli uomini; il vino li unisce. (Libero Bovio)
Le più sane, come le più piacevoli delle bevande fermentate sono senza alcun dubbio quelle che vengono somministrate direttamente dalle frutta abbondanti di principio zuccherino; e tra queste ultime, il vino della vite supera tutte per molti riguardi.Per l'abitudini delle impressioni felici che cagiona; per un dolce eccitamento del cervello; per un sentimento vivo di accrescimento nelle forze muscolari, l'uso del vino rinnova l'allegrezza, mantiene lo spirito in un'attività facile e costante, fa nascere e sviluppa le affezioni benevole, la confidenza, la cordialità. Nei paesi ove la vita è coltivata, gli uomini sono in generale più spiritosi, più socievoli; essi hanno maniere più aperte e più prevenienti. Le loro lagnanze sono caratterizzate da una violenza pronta: ma i loro risentimenti non hanno cosa di profondo, le vendette niente di perfido e di cattivo. (Pierre Jean Georges Cabanis)
Me lo ha detto il vino, E il vin non erra! (Emilio Praga)
Non sempre il vino nuovo ci fa dimenticare quello che la vite ci ha donato l'anno prima. (Simonide)
Non voglio amore non voglio vino il primo mi fa soffrire il secondo vomitare. (Elisabetta di Baviera)
Per il sangue che hai perso, il vino pareggia. (Erri De Luca)
Quello che Freud è per la psicanalisi, io lo sono per il vino. (Sam Aaron)
Riempi il tuo cranio di vino, prima che si riempia di terra. (Nazim Hikmet)
[Turiddu] Viva il vino spumeggiante nel bicchiere scintillante, come il riso dell'amante mite infonde il giubilo! Viva il vino ch'è sincero che ci allieta ogni pensiero, e che affoga l'umor nero, nell'ebbrezza tenera. (da Cavalleria rusticana)
Voi, spero, mi scuserete se non mi unisco a voi, ma ho già cenato e non bevo mai... vino. (Dracula di Bram Stoker)


Ciao confratelli
Ico

Auguri per i prossimi 10 anni!

Non amo particolarmente l'autunno, ma i suoi colori ed i suoi sapori spingono la mia memoria a correre a ritroso. Ricordo ancora con un pizzico di malinconia quella cena di nove anni fa quando un gruppo di amici decisero che è sempre meglio bere in compagnia e condividere la gioia e l'ebbrezza di un buon vino. Da allora tutti noi abbiamo forse cambiato la percezione del nostro gusto: negli anni successivi le nostre papille gustative furono prese a schiaffi in un turbinio inarrestabile di sensazioni uniche ed emozionanti.... Chiudiamo con quest'anno i primi 9 anni di bevute in compagnia. Salute!


Some like wine and some like hops
but what i really like is my scotch
It' the power,the power of positive drinking
Some people ruin their drink with ice
and then they,they ask you for advice
They tell you, "I've never told anyone this before
They say: "Candy is dandy but liquor makes quipsters.
kand I don't like mixers, or sippers or sob sisters,
You know, you have to be real careful where you sit down
in a bar these days
And then some people drink to unleash their libidos
and other people drink to prop up their egos
It's my burdon, man, people say
I have the kind of face you can trust
The pow pow pow pow power of positive drinking
Some people say, alcohol makes you less lucid
and think that's true if you're kind of stupid
I'm not that kind that get's himself burned twice
And some say liquor kills the cells in your head
and for that matter so does getting out of bed
When I exit, I'll go out gracefully, shot in my hand
The pow pow pow pow power of positive drinking

domenica 16 maggio 2010

Gutturnio e Traffic

Cercavo di farmi venire in mente un pezzo che si abbinasse al gutturnio Boccanera degustato ieri sui colli piacentini: qualcosa di frizzante ma con una base, con un tessuto solido, espressione dell'amore per il territorio e del gusto di fare vino pensandolo al di fuori degli schemi, senza quel gusto marmellatoso e ruffiano di certi vinoni colorati, di cui da anni siamo inondati. Libertà ed interpretazione.
Ecco cosa mi è venuto spontaneo ricordare...

lunedì 19 aprile 2010

Collezione capsule - Un pò di storia


ADOLPHE JACQUESSON



Sono passati più di 165 anni dalla nascita di un'invenzione, semplice ma geniale, che si è diffusa in tutto il mondo e che è rimasta praticamente immutata dalla sua prima apparizione, malgrado tutti i progressi della tecnologia e le nostre sempre maggiori capacità di ricerca e di sviluppo. Si tratta della capsula metallica che, con la tipica gabbietta in filo di ferro, trattiene il tappo delle bottiglie di Champagne e di tutti i vini spumanti prodotti nel mondo intero. Ci è tanto familiare e si è dimostrata così efficace e pratica da montare (ma anche da togliere quando si vuole stappare una bottiglia di Campagne) che verrebbe quasi da pensare che la gabbietta e la capsula siano esistite da sempre. Invece non è così, perché l'idea e lo sviluppo dei primi prototipi furono merito di Adolphe Jacquesson, un produttore di Champagne di Chalon-sur-Marne, nella prima metà del 1800: è infatti del 15 novembre 1844 la data di deposito del "Brevetto d'invenzione" di vari tipi di capsule in lamierino, fissate sulla parte superiore del tappo ed assicurate al collo della bottiglia con vari sistemi, i principali dei quali consistevano in una gabbietta di filo di ferro ritorto. L'invenzione risolveva due problemi importanti che preoccupavano i produttori di Champagne dell'epoca: infatti parecchie bottiglie "perdevano" (bouteilles recouleuses), perché i tappi lasciavano filtrare del vino e dell'anidride carbonica: lo Champagne si ossidava, perdeva le sue qualità organolettiche e scompariva quasi completamente il suo caratteristico spumeggiare. Il secondo inconveniente era dovuto allo spago che tratteneva i turaccioli: la pressione interna faceva sì che il tappo fuoriuscisse un po', dato che lo spago tagliava il sughero e penetrava nel tappo; ciò creava le perdite di vino e gas che abbiamo visto. Altre volte lo spago ammuffiva per l'umidità delle cantine, durante la fase di invecchiamento (quando qualche topolino non se lo rosicchiava), si indeboliva e si spezzava, liberando il tappo, che veniva poi espulso dalla forte pressione interna. In effetti era sempre esistito il problema di una buona tappatura delle bottiglie di Champagne, sin dai tempi di Dom Pérignon, quando si era messo a punto il metodo per rendere spumeggiante il vino, grazie ad una seconda fermentazione provocata nella bottiglia. Allora le bottiglie (siamo alla fine del 1600) erano tappate con dei cavicchi di legno, sui quali veniva avvolta una corda di canapa, imbevuta di olio, e che venivano ficcati a forza nel collo delle bottiglie. Si cercava poi di migliorare la tenuta, sigillando il collo delle bottiglie con cera liquida o con ceralacca; ben presto però ci si rese conto che questo sistema era tutt'altro che efficace, non tratteneva il gas ed era decisamente insufficiente a contrastare la pressione che si sviluppa nell'interno, che faceva fuoriuscire buona parte di queste chiusure precarie. Si passò quindi ai tappi di sughero, che però, per la loro migliore tenuta, dovevano obbligatoriamente essere fissati con delle cordicelle di canapa, annodate a mano; l'operazione era tutt'altro che semplice e rapida, perciò venne messo a punto uno strumento (detto calbotin o calice o anche pot à ficeler) dove si inseriva la bottiglia, che veniva trattenuta saldamente durante l'operazione di legatura. Il lavoro dei legatori era però difficoltoso (e doloroso per le mani) e richiedeva un notevole sforzo fisico; ma è solo verso il 1855 che un vigneron di Avize, Nicaise Petitjean, inventò e brevettò una macchina per legare i tappi con lo spago; l'apparecchio facilitava notevolmente il lavoro degli addetti alla legatura e migliorava il fissaggio dei tappi, che restava però precario, per le ragioni viste prima. Per una maggior garanzia di tenuta, alcuni negozianti rinforzavano la legatura di canapa aggiungendo uno o due fili di ferro ritorto, che venivano fissati con l'aiuto di apposite pinze. Se risolveva un problema, questo filo metallico ne creava un altro al momento di stappare la bottiglia: bisognava infatti tagliarlo con una pinza speciale o con un uncino di ferro, che lasciava dei bordi taglienti e pericolosi. Per facilitare l'apertura delle bottiglie, senza dover ricorrere a pinze o uncini (e soprattutto per evitare di ferirsi) qualcuno ebbe l'idea di prevedere un anello o un ricciolo sul filo di ferro ritorto, che poteva così essere rimosso più agevolmente. Talvolta questo anello era munito di un sigillo in piombo sul quale era impressa la parola Champagne oppure il nome o il marchio del produttore o del negoziante. Il lavoro per applicare la legatura di spago ed il rinforzo di filo di ferro era però lungo, difficoltoso e costoso; si incominciò così a perfezionare il filo di ferro, preformandolo, dandogli cioè una sagoma che ne facilitasse l'applicazione sul tappo ed il fissaggio sulla bottiglia: era nata la gabbietta (muselet). All'inizio del secolo venivano fabbricate delle gabbiette molto semplici, previste per tre o quattro montanti, con un piccolo foro centrale nella parte superiore: le gabbiette venivano posate direttamente sul tappo e, qualche volta, veniva inserita una rondella zincata tra il sughero e la gabbietta. Poi Adolphe Jacquesson ebbe l'idea di utilizzare una capsula di lamierino fustellata e preformata, senza scritte o con impresso in rilievo la parola Champagne, che si dimostrò ben presto la soluzione vincente. La capsula permetteva di fissare saldamente il tappo, di assicurare un'ottima tenuta, di far assumere al tappo la tipica forma rotondeggiante e regolare, era esteticamente valida e si poteva decorare con i simboli ed i marchi del produttore. Fu così che la forma della gabbietta si modificò nuovamente, il piccolo foro centrale divenne più grande per contenere la capsula, che venne stampata con quattro scanalature sul perimetro, per alloggiare saldamente i montanti: era la forma che ora conosciamo e che non è più cambiata. Il sistema dimostrò di essere pratico, affidabile, facile da installare e semplice da togliere, meno costoso delle altre alternative e si è generalizzato per tutti i vini spumanti, diventando anche un simbolo di qualità, tanto che è stato adottato (forse impropriamente) da altri prodotti quali il sidro, l'idromele, la birra. Le capsule sono sempre più belle, decorate con simboli, marchi, figurazioni attraenti e di prestigio, tanto da divenire ben presto oggetto di collezione tra gli appassionati: alcune capsule infatti sono delle vere e proprie opere d'arte! In Francia si definiscono "placo-musophiles" (appassionati di capsule), vi sono scambi attivi tra i collezionisti e si è creato un piccolo commercio, che ha i suoi centri a Reims e ad Epernay. Per celebrare il 150° anniversario dell'invenzione di Jacquesson, si sono tenute a Chalon-sur-Marne delle manifestazioni, che hanno interessato la città e la regione: esposizioni sulla storia dello Champagne e sui mestieri legati alla produzione, all'elaborazione ed alla commercializzazione dello Champagne ed una Borsa internazionale di scambio delle capsule. Quattro "Maisons" di Champagne: Joseph Perrier, Laurent-Perrier, Jacquesson et Fils ed Albert Le Brun hanno realizzato una capsula commemorativa (che figura sulle bottiglie di alcune cuvées elaborate espressamente per l'occasione); la serie delle quattro capsule è stata messa in vendita in uno speciale cofanetto di sughero. È stata anche realizzata una brochure che ripercorre l'epopea di Jacquesson (che ha fatto altre invenzioni e reso possibili numerosi progressi nella produzione dello Champagne) e di tutte le scoperte, invenzioni, progressi che hanno costellato i trecento anni di storia dello Champagne, dalla nascita ai nostri giorni. La sua lettura permette di seguire e di comprendere quanto sia stata lunga e lenta l'evoluzione delle tecniche di tappatura delle bottiglie di Champagne, indispensabili per portare sulle nostre mense il vino più famoso del mondo, con intatte le sue inimitabili qualità e caratteristiche. Forse sino ad ora abbiamo stappato la bottiglia che accompagnava un momento felice della nostra vita, ignorando questa lunga storia.

venerdì 9 aprile 2010

Rum - Le basi

Il rum è una bevanda alcolica ottenuta dalla distillazione del succo o della melassa della canna da zucchero.
Sembra derivi da 'rumble': gorgogliare e 'boil': bollire; in francese 'bouillir': bollire; secondo altri, più semplicemente, rum potrebbe essere una voce abbreviata, usata dai monaci e derivante da 'saccharum' (Saccharum officinarum: nome scientifico della canna da zucchero).
La prima distillazione di rum avvenne a Londra con le canne da zucchero indiane intorno al XV secolo, poi dopo il XV secolo venne prodotto a Londra con le canne da zucchero provenienti dalle americhe. Invece la prima distillazione di rum nelle americhe ebbe luogo nelle piantagioni di canna da zucchero dei caraibi nel XVII secolo. Gli schiavi delle piantagioni scoprirono per primi che le melasse, un sotto-prodotto del processo di raffinazione dello zucchero, fermentavano in alcool.
Più tardi la distillazione di questi sottoprodotti alcolici concentrò l'alcool e rimosse le impurità, producendo i primi veri rum. La tradizione narra che il rum ebbe origine dapprima sull'Isola di Barbados.
NOTE STORICHE CURIOSE:
1. Le stime sul consumo di rum nelle colonie americane prima della Guerra di indipendenza americana stabilivano un consumo pro capite di 3 galloni imperiali di rum all'anno – corrispondente a 13,5 litri – per ogni uomo, donna e bambino.
2. La popolarità del rum continuò dopo la Rivoluzione Americana allorché George Washington si alzò su una botte di rum di Barbados in occasione del suo discorso di insediamento nel 1789.
3. Si dice che i pirati erano soliti miscelare rum e polvere da sparo prima di assalire le navi cariche di merci destinate all' Europa.
4. Una storia su rum e marineria è quella secondo la quale il corpo di Horatio Nelson, ucciso al termine della vittoriosa Battaglia di Trafalgar, venne conservato in una botte di rum per poterlo trasportare sino in Inghilterra. Tuttavia all'arrivo la botte venne aperta e si scopri che non vi era più rum. Il corpo sotto spirito venne rimosso e, dopo un'ispezione, si scoprì che i marinai avevano praticato un foro sul fondo della botte e bevuto tutto il rum, bevendo in questo modo anche il sangue di Nelson. Questa leggenda è la base sulla quale viene usata il termine "sangue di Nelson" per definire il rum.
5. Sino alla seconda metà del XIX secolo tutti i rum erano liquori forti o scuri considerati adeguati per i lavoratori poveri, a differenza dei raffinati spiriti a doppia distillazione europei. In modo da espandere il mercato per il rum, la Commissione Reale di Sviluppo spagnola offrì un premio a chi avesse migliorato il processo produttivo del rum. Ciò introdusse diversi aggiustamenti che migliorarono notevolmente la qualità del liquore.
Una delle figure più importanti in questo processo di sviluppo fu Don Facundo Bacardi Masso, che si trasferì dalla Spagna a Santiago di Cuba nel 1843. Gli esperimenti di Don Facundo con le tecniche di distillazione, il filtraggio del carbone vegetale, la coltivazione di differenti lieviti specializzati e l'invecchiamento con botti di quercia americana aiutarono a produrre una bevanda più dolce e gradevole tipica dei rum leggeri moderni. È con questo nuovo rum che Don Facundo fondò la Bacardí y Compañía nel 1862.

domenica 14 marzo 2010